Translation

Pietro Federico: Kentucky

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–Ain’t no grave can hold my body down. Sung by Johnny Cash at the Church of the Sacred Heart

Sing black pastor, and dance in this church
of white wooden boards stuck together
by the sweat and blood of your parishioners.
Because I have forgotten how heavy it is,
my fault—how clear my memory
should be of my own Gethsemane,
and how much dancing it takes to free
the body from its demons,
I lean my back against the wall
of this shack below the bell tower
while I watch you dance with the congregation.
The wood is so thin I feel the sun
move down my spine.
If it is not about this dance, then out in the fields
if wheat you reap doesn’t come to bread,
and bread does not turn into immortal flesh,
then what does it matter if I open my hand to sow,
and what do I care if in the wind there is wheat
or my heart burns to ash?

When the archangel blows his trumpet
and we rise from our graves like wheat,
tell the reaper that one day
I found myself in the Sacred Heart, and there were people,
not just some vision.
My heart was distant,
as if far beyond a field,
and so vast was the pain of my fault.
Like someone drunk with too much wine,
a burnout, I laughed at redemption
then I embraced it chaste as a child.
I am good, for I am last,
at least and only for a moment.

This life for which I am never enough,
from which I see everything from a distance,
is also the life where He saw me from afar,
it is the gospel cutting us down at the heels
to be stacked low like a sheaf
and then into the dough, with the good thief.

KENTUCKY
*
“Ain’t no grave can hold my body down” di Johnny Cash cantata durante la funzione nella chiesetta di Sacred Heart

Canta nero pastore e balla in questa chiesa
di assi bianche messe insieme dal sudore
di sangue dei tuoi quattro parrocchiani.
Perché ho scordato quanto pesa
la colpa e quanto chiari
devono essere i ricordi del proprio Getsemani
quanta danza per liberare
il corpo dai propri demoni.
Appoggio la schiena alla parete
di questa capanna col campanile
mentre vi guardo ballare con il prete
il legno è così sottile che sento il sole
tramontarmi giù per la spina dorsale.
Se non è in questa danza e poi fuori tra i campi
se il grano che si miete non fa il pane
e il pane non è carne che non muore
che mi frega di socchiudere la mano e il gesto ampio
che mi frega che nel vento sia grano
o la cenere del mio cuore?

Quando l’arcangelo suonerà la tromba possente
e noi riaffioreremo dalla tomba come grano
dite al mietitore che un giorno
mi trovai nel Sacro Cuore ed era gente
non una visione.
Il mio cuore era lontano
come al di là di un campo
troppo vasto il dolore della colpa.
Come uno con in corpo troppo vino
da uomo bruciato risi della redenzione
e l’abbracciai casto come un bambino.
Buono e ultimo
almeno e solo per un attimo.

Questa vita a cui non basto
nella quale guardo tutto da lontano
è la vita in cui Lui da lontano mi vide
è il vangelo che ci falcia all’altezza del tallone
per essere deposti tra le spighe
e poi nell’impasto con il ladrone.